Dynamica di base

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La divisione tra la prima e la seconda metà del MasterKeen non è netta.
È una zona spread, ampia, un passaggio che dura due settimane, nelle quali impostiamo tutte le condizioni per l’accelerazione dell’apprendimento, che aspetta gli studenti nei mesi a venire.
Sono due settimane in cui affrontiamo Dynamo, la grande Guest star del mondo di Revit, per aggiungere alle competenze il Computational Design, ovvero la capacità tecnica dell’automazione, anche se Automazione è un termine che copre solo una piccola parte di ciò che facciamo nei dieci giorni in cui gli studenti fanno scatti di crescita enorme, salgono gradini come quelli delle piramidi Incas.
Come sempre iniziamo l’ascesa dalla base e arriviamo al livello Pro.
Lo facciamo iniziando da un primo passo che non molti considerano.
Quando si approccia Dynamo non si parte con Dynamo.
Piccola ma grande verità.
Si parte dal pensiero logico, dando forma alla capacità – innata nell’essere umano – di ragionare con metodo algoritmico. Farlo in modo inconscio è una cosa, imparare a farlo in modo conscio – controllato – è tutt’altra cosa. Ed è l’obiettivo che ci siamo dati.

Siamo partiti dalle basi del pensiero computazionale con una lezione votata alla modellizzazione dei problemi tramite algoritmi, eliminando i dettagli irrilevanti, creando flussi logici applicabili a diverse classi di problemi. Abbiamo parlato di linguaggi di programmazione e della formamentis che li accomuna. Abbiamo capito che le condizioni sono alla base delle previsioni, e queste ultime a loro volta sono alla base del buon programma.
Abbiamo capito che gli If, i Then, gli Else – con i quali abbiamo già fatto veloci presentazioni nelle settimane precedenti – sono amici che già regolano la vita di tutti i giorni, ogni documento che firmiamo, ogni condizione che accettiamo.
Ogni decisione che prendiamo.

Sono amici anche i Cicli, i While, i For, i Next, anch’essi ricorrenti nelle nostre giornate, in così tanti modi che a volte è difficile guardare con occhio oggettivo e rendersene conto.
Abbiamo capito che il pensiero logico può essere organizzato, ridotto, rifinito – in una parola efficientato – e permetterci di generare soluzioni a problemi apparentemente complessi grazie a uno strumento che è sempre molto d’aiuto ai programmatori: il diagramma di flusso.

Usare Dynamo, di per sé, non è un problema immenso per chi inizia da zero. Lo è affrontarlo senza la mentalità giusta.
L’interfaccia non è complessa, e c’è da conoscere i nodi. Ma questa è cultura, conoscenza.
Non basta, perché con Dynamo l’arma vincente è l’uso dell’intelletto.
Per questo, in controcorrente con altre realtà, la prima lezione su Dynamo non la facciamo su Dynamo, ma sulla logica della programmazione. Perché per poterlo comprendere, è necessario affrontare le premesse corrette.

Long last Dynamo

Dalla seconda giornata del modulo di Dynamo, finalmente arriva Dynamo.
È tornato Marco, ma ha assunto un ruolo diverso: quando, come con questo software, le strade che possono portare al risultato sono molte, ed è questione vitale trovare quella più efficiente, il ruolo di un Docente classico, che spiega cose da eseguire pedissequamente, non è più adatto. Ci vuole un facilitatore. Un mentore che ti istruisca – certo – ma che ti faccia ragionare, proporre, decidere. Che ti consenta di affrontare i problemi – perché Dynamo è questo che fa: genera soluzioni a problemi – identificando gli obiettivi, proponendo idee e trasformandole in soluzioni, valutandone la fattibilità e, soprattutto, mettendole in pratica per verificarne il funzionamento.
Nel MasterKeen, Dynamo non è solo un software da aggiungere al curriculum imparando a fare cose a macchinetta. È uno strumento importantissimo per cicli di problem problem solving, e noi lo usiamo non solo per rendere Computational il Design – la progettazione – , ma anche e soprattutto per iniziare ad affrontare i processi, i veri protagonisti dei prossimi mesi.
Dynamo è un modulo del MK.
Dynamo è uno strumento che usiamo per potenziare la didattica.
Dynamo è uno strumento che ci permette di potenziare le skill di utilizzo di altri i software. Perché apprendendone l’utilizzo si apprende anche a ragionare in modo computazionale (e a modellare meglio e con maggior precisione ed efficacia anche in Revit).
Dynamo è, in pratica, un mezzo che ci permette di dare al MK quell’accelerazione che rende capaci gli studenti di imparare – nella seconda metà del corso – a una velocità maggiore perché, innanzitutto, è un sistema che ci permette di entrare nella tana del Bianconiglio e arrivare nell’incredibile mondo dei processi, per arrivare nel quale è necessario percorrere un tunnel pieno di esercitazioni pratiche e sfide, che storicamente dividiamo in due tempi.

Nel primo tempo, la prima settimana con Dynamo, gli studenti hanno affrontato compiti che hanno permesso di crescere sia dal punto di vista del software, sia del processo.
Hanno fatto amicizia con l’ambiente di programmazione visuale, hanno capito perché è nato Dynamo (anche lo stesso concepimento è stato la soluzione a un annoso problema) e la differenza con i metodi di programmazione classica. Hanno compreso, soprattutto, che ormai il ruolo di un progettista digitale, bravo nel Digital Design, non può prescindere da un’ottima competenza nel Computational Design.
Interfaccia, librerie, nodi, dati con i quali lavorano.
Nozioni di base, per poi tuffarci direttamente sulla pratica con i primi esercizi semplici per arrivare, nel giro di poche giornate, a manipolare geometrie, estrapolare e gestire informazioni (per il BIM è importantissimo, Dynamo non serve solo a fare grattacieli in vetro), creare interi modelli in modo automatizzato e, infine, realizzare standard per il BIM creando file “repository” di famiglie di sistema, quelli che storicamente chiamiamo BIMiteri.
Non ci siamo fatti mancare nemmeno omaggi a esercizi di Zach Kronz e di Kevin Griendling, pietre miliari del mondo Dynamo.


E non ci siamo fatti nemmeno mancare, il Venerdì pomeriggio, di finire prima, perché tutti gli obiettivi previsti sono stati raggiunti in anticipo grazie a un ottimo lavoro di gruppo – la capacità di teamwork -, altra skill sulla quale lavoreremo molto nelle settimane a venire per portarla a pieno regime, e che le due squadre hanno dimostrato già di possedere.
In questo momento emerge il ruolo fondamentale del workshop di LSP fatto a inizio MasterKeen, basato proprio sull’innesco del Teamwork. Lascia potenzialità latenti che, al momento giusto, riemergono in superficie pronte a essere messe in campo.

Tanto che, quando si viene a capo di un problema complesso il cui obiettivo può essere raggiunto in più modi, l’uno più efficiente dell’altro, per noi diventa importantissimo che ogni team spieghi all’altro la strada che a seguito.


Raggiungendo gli obiettivi in anticipo, i ragazzi hanno potuto godersi il meritato riposo del guerriero, in attesa del Secondo tempo, che li metterà alla prova con sfide di livello ancora più alto.